Il Ruolo dell’Educatore Professionale nei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione – Contesto AUSL della Romagna
Dott.ssa Pieri Ilaria
Educatrice Professionale DSM-DP
AMB. DNA CSM-NPI
I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA), come l’anoressia nervosa, la bulimia e il disturbo da alimentazione incontrollata, sono patologie complesse che coinvolgono aspetti psicologici, fisici e sociali. In questo contesto, l’educatore professionale svolge un ruolo fondamentale nel trattamento, nella presa in carico globale della persona, nel sostegno al nucleo familiare e nella gestione quotidiana del paziente, lavorando in sinergia con un’équipe multidisciplinare. L’obiettivo è garantire un percorso terapeutico integrato che rispetti le esigenze individuali della persona, promuovendo il benessere psicofisico. Importante è, inoltre, la collaborazione con le associazioni delle famiglie, che spesso rappresentano un punto di riferimento indispensabile per la rete di cura.
Intervento Educativo: Un Approccio Integrato
L’educatore professionale nell’ambito dei DNA è una figura centrale nella progettazione e gestione del trattamento. Opera sia nel servizio per adulti (CSM) che in quello per minori (UONPIA) in diversi setting: ambulatoriale, di ricovero, day hospital, domicilio e territorio (prossimità). La sua funzione si articola in diverse fasi, dalla presa in carico iniziale alla gestione a lungo termine del paziente. La sua azione si fonda su un approccio integrato che unisce competenze educative, psicologiche e terapeutiche.
Osservazione e Progettazione Educativa
L’educatore inizia con l’osservazione della realtà quotidiana del paziente, per individuare i bisogni educativi specifici e costruire un percorso su misura. In collaborazione con l’équipe, redige un Piano Terapeutico Riabilitativo Individuale (PTRI), che guida l’intervento educativo e terapeutico. A partire da questo, viene elaborato un Progetto Educativo Individualizzato (PEI), che viene costantemente monitorato, verificato e modificato in base ai progressi del paziente. Questo permette di adattare l’intervento alle evoluzioni del trattamento, tenendo conto delle difficoltà quotidiane, dei cambiamenti psicologici e dei progressi raggiunti.
Intervento nel contesto di vita
Grazie alla possibilità di lavorare nell’ambiente naturale della persona (famiglia, scuola, comunità), l’educatore crea condizioni favorevoli al cambiamento e facilitando l’integrazione del progetto educativo nel quotidiano.
Empowerment Sociale e Personale
Un obiettivo fondamentale dell’intervento educativo è l’empowerment sociale e personale. L’educatore lavora per rafforzare la capacità di auto-percezione e gestione del paziente, promuovendo l’autoconsapevolezza. Ciò implica la motivazione della persona a essere protagonista attiva nel proprio cambiamento, attraverso attività quotidiane, incontri di supporto e esercizi pratici. L’educatore stimola la persona a fare delle scelte consapevoli per favorire il recupero, promuovendo il raggiungimento di un maggiore equilibrio psicofisico.
Incentivare l’Autonomia e la Gestione del Tempo
Un altro compito cruciale dell’educatore è incentivare l’autonomia personale. L’educatore supporta il paziente nella gestione del tempo libero e nella creazione di una routine quotidiana che permetta di contrastare i pensieri ossessivi legati al cibo. Attraverso attività educative e pratiche, il paziente apprende come gestire le proprie emozioni e sviluppare una comunicazione più sana e funzionale con gli altri, migliorando le proprie abilità sociali.
Riduzione dei Ricoveri e Facilitazione delle Dimissioni
Il lavoro educativo svolge un ruolo fondamentale nella riduzione dei ricoveri e nella prevenzione delle ricadute. Il supporto educativo consente di mantenere la compliance al trattamento, facilitando le dimissioni dal reparto e garantendo un rientro graduale nella vita quotidiana. L’educatore lavora per creare un legame forte e continuativo con il paziente, rafforzando la motivazione e favorendo la continuità del trattamento anche a casa.
Facilitazione del Rientro nella Comunità
L’educatore gioca un ruolo cruciale nell’accompagnamento al rientro nella comunità. Grazie alla progettazione di attività sociali e pratiche, il paziente viene sostenuto nel processo di reintegrazione nella vita quotidiana, favorendo il ritorno alle attività lavorative, scolastiche e sociali. Questo processo è fondamentale per prevenire l’isolamento e migliorare la qualità della vita.
Progetti Educativi di Gruppo
L’educatore professionale realizza e partecipa a progetti di gruppo, in cui vengono sviluppate e potenziate le competenze sociali e comunicative. Il gruppo diventa un ambiente protetto che facilita il confronto e la crescita, rendendo il trattamento meno solitario e più partecipato.
Progetti di Rete
In aggiunta alle attività individuali, l’educatore partecipa a progetti di rete, in collaborazione con gli enti del territorio (comune, biblioteche, informa-giovani, etc.) e con le Associazioni delle famiglie. Si configura come un facilitatore di relazioni, un ponte tra i servizi e un attivatore di risorse educative e sociali. Favorisce l’accesso ad attività sociali, sportive, culturali e formative. Si
Collaborazione con le Associazioni delle famiglie.
Le Associazioni delle famiglie rappresentano una risorsa chiave nella gestione dei disturbi alimentari. Esse svolgono attività di: supporto psicoeducativo alle famiglie, sensibilizzazione e informazione sul territorio, promozione dei diritti dei pazienti, creazione di gruppi di auto-mutuo aiuto. Collabora con le associazioni delle famiglie per co-costruire momenti formativi, gruppi di confronto, attività educative; si fa promotore di iniziative di prevenzione e sensibilizzazione nelle scuole, nei centri giovani, nei servizi sociali; contribuisce alla creazione di una cultura della salute mentale e del benessere legata all’alimentazione.
Conclusioni
Nei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, l’educatore professionale assume un ruolo centrale nella costruzione di un’alleanza educativa e riabilitativa con la persona e con la famiglia. La sinergia con le associazioni delle famiglie rappresenta un valore aggiunto nel processo di cura, permettendo di creare una rete solidale, informata e attiva. Solo attraverso un approccio integrato e partecipato è possibile affrontare la complessità di questi disturbi e promuovere un reale cambiamento.
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