Breaking Bias Supporting Famlies

DALLA SOFFERENZA ALLA LIBERTA’

La mia storia è quella di una mamma che ha visto le sue due figlie lottare contro l’anoressia prima
e la bulimia dopo. Una malattia che ha cambiato la nostra vita in modo radicale, che, come uno
tsunami, ha raso al suolo tutto quello che credevo solido: certezze, progetti, convinzioni, sicurezze.
Come mamma, non c’è nulla di più doloroso che vedere i propri figli soffrire. Credo che ogni
genitore, almeno a livello inconscio, senta che ha lo scopo di risolvere i problemi dei propri figli.
Scontrarsi con una patologia come quella del disturbo alimentare e realizzare che non si può far
altro che aspettare un cambiamento nei tuoi figli, che nasca la motivazione a chiedere aiuto, è
devastante. Mi resi conto che potevo solo lavorare su di me il più possibile per cercare di
modificare quel qualcosa che non sapevo in verità cosa fosse, ma che forse in quella relazione
familiare non funzionava. E chiesi aiuto. A quell’epoca – si parla di ormai oltre trent’anni fa – si
parlava poco di disturbi alimentari, lo stigma era ancora più profondo di oggi e certamente per la
famiglia il senso di colpa era schiacciante. Ogni tanto ripenso a quegli anni e adesso inizio ad
avere la sensazione che siano appartenuti ad un’altra vita, ad un’altra persona; eppure, furono
anni molto faticosi, colmi di dolore, di paura, a volte anche di vergogna perché “la colpa è della
famiglia, e soprattutto della madre” – così si diceva-. Ricordo ancora quando finalmente le mie figlie
accettarono di chiedere aiuto: provai emozioni intense, dalla paura alla speranza. Un cammino
lungo, con ostacoli e ricadute, ma ne sono entrambe uscite e adesso vivono la loro vita non senza
problemi, ma affrontando i problemi e lottando per superarli.
Quando finalmente le mie figlie sono guarite, ho sentito un profondo senso di sollievo e di
gratitudine.
Avevamo superato tutto quello e, se era capitato, doveva avere un senso. È vero, avevo superato,
ma non potevo dimenticare la paura, la disperazione, la rabbia, a volte anche l’inadeguatezza
provati. Decisi che volevo fare qualcosa per aiutare altre famiglie che stavano passando attraverso
lo stesso percorso. Così nel 2012 ho deciso di aprire Il Bucaneve, un’associazione per supportare
le persone affette da disturbi alimentari e le loro famiglie. Porta il nome di un fiore semplice,
minuscolo, ma resistente e meraviglioso, che fiorisce riuscendo a vincere il gelo della neve
rivolgendo la bella corolla verso il calore del sole, verso i colori dell’arcobaleno…della vita.
Come mamma, so cosa significa vivere con la paura costante di perdere il proprio figlio, di vederlo
scomparire davanti ai propri occhi. Ma so anche cosa significa vedere la speranza e la
determinazione di un figlio che lotta per guarire.
Lavorare con l’associazione mi ha insegnato tanto sulla resilienza e sulla forza delle persone che
lottano con i disturbi alimentari. Ho visto famiglie che si sono riunite per supportarsi a vicenda, ho
visto ragazzi che hanno trovato la forza di parlare apertamente della loro malattia.
Spero che Il Bucaneve possa essere un faro di speranza per chi sta lottando con i disturbi
alimentari.
Sempre, quando parlo con le famiglie, dico che nessuno sceglierebbe di vivere dentro una
patologia così viscida, così irrazionale e pericolosa, ma dico anche che non bisogna mai perdere la
speranza e che dopo, una volta usciti da quel buio tunnel, tutti – ma davvero tutti – se ne esce
diversi: più forti e consapevoli e finalmente la relazione familiare diventa “sana”, aperta e libera.
Chiediamo aiuto, il prima possibile.
Il Bucaneve è pronto per supportare, per ascoltare e per aiutare a trovare la strada verso la
guarigione.
Maria Grazia Giannini
Sito web: https://www.assilbucaneve.it/
Fb: https://www.facebook.com/Bucaneve.ODV.dca
Instagram: https://www.instagram.com/ilbucaneve.odv.ass/

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